giovedì 31 gennaio 2013

La "parabola" dello yogurt di Pallante


Qui di seguito in corsivo riporto pari pari un esempio di piccolo passo verso la decrescita felice preso dal sito Decrescita.it, oltre a pane, dolci, marmellate, passata di pomodoro e pasta fresca, lo yogurt è uno degli alimenti che amo autoprodurre, e utilizzare per altre ricette.
"Lo yogurt prodotto industrialmente e acquistato attraverso i circuiti commerciali, per arrivare sulla tavola dei consumatori percorre da 1.200 a 1.500 chilometri, costa 5 euro al litro, viene confezionato al 95 per cento in vasetti di plastica quasi tutti monouso, raggruppati in imballaggi di cartoncino, subisce trattamenti di conservazione che spesso non lasciano sopravvivere i batteri da cui è stato formato.

Lo yogurt autoprodotto facendo fermentare il latte con opportune colonie batteriche non deve essere trasportato, non richiede confezioni e imballaggi, costa il prezzo del latte, non ha conservanti ed è ricchissimo di batteri.

Lo yogurt autoprodotto è pertanto di qualità superiore rispetto a quello prodotto industrialmente, costa molto di meno, contribuisce a ridurre le emissioni di CO2 perché non comporta consumi di fonti fossili per il trasporto e per la produzione dei contenitori usa e getta, non produce rifiuti.

Tuttavia questa scelta, che migliora la qualità della vita di chi la compie e non genera impatti ambientali, comporta un decremento del prodotto interno lordo: sia perché lo yogurt autoprodotto non passa attraverso la mediazione del denaro, quindi fa diminuire la domanda di merci; sia perché non richiede consumi di carburante; quindi fa diminuire la domanda di merci; sia perché non richiede confezioni e imballaggi, quindi fa diminuire la domanda di merci; sia perché fa diminuire i costi di smaltimento dei rifiuti.

Ciò disturba i ministri delle finanze perché riduce il gettito dell’IVA e delle accise sui carburanti; i ministri dell’ambiente perché di conseguenza si riducono gli stanziamenti dei loro bilanci e non possono più sovvenzionare le fonti energetiche alternative nell’ottica dello «sviluppo sostenibile»; i sindaci, i presidenti di regione e di provincia perché non possono più distribuire ai loro elettori i contributi statali per le fonti alternative; le aziende municipalizzate e i consorzi di gestione rifiuti perché diminuiscono gli introiti delle discariche e degli inceneritori; i gestori di reti di teleriscaldamento alimentate da inceneritori, perché devono rimpiazzare la carenza di combustibile derivante da rifiuti (che ritirano a pagamento) con gasolio (che devono comprare).

Ma non è tutto.

Facendo diminuire la domanda di vasetti di plastica e di imballaggi in cartoncino, l’autoproduzione dello yogurt fa diminuire ulteriormente la domanda di petrolio. Sia quello che serve per produrre la plastica (due chili di petrolio per chilo di plastica), sia quello che serve per il carburante necessario a trasportare vasetti e imballaggi dalle fabbriche in cui vengono prodotti alle fabbriche in cui viene prodotto industrialmente lo yogurt. Comporta quindi una ulteriore diminuzione delle emissioni di CO2 e del prodotto interno lordo.

Ciò disturba una seconda volta i ministri delle finanze e dell’ambiente, i sindaci, i presidenti di regione e di provincia per le ragioni già dette.

Ma non è tutto.

I fermenti lattici contenuti nello yogurt fresco autoprodotto arricchiscono la flora batterica intestinale e fanno evacuare meglio. Le persone affette da stitichezza possono iniziare la loro giornata leggeri come libellule. Pertanto la qualità della loro vita migliora e il loro reddito ne ha un ulteriore beneficio, perché non devono più comprare purganti. Ma ciò comporta una diminuzione della domanda di merci e del prodotto interno lordo. Anche i purganti prodotti industrialmente e acquistati attraverso i circuiti commerciali, per arrivare nelle case dei consumatori percorrono migliaia di chilometri. La diminuzione della loro domanda comporta dunque anche una ulteriore diminuzione dei consumi di carburante e un ulteriore decremento del prodotto interno lordo.

Ciò disturba una terza volta i ministri delle finanze e dell’ambiente, i sindaci, i presidenti di regione e di provincia per le ragioni già dette.

Ma non è tutto.

La diminuzione della domanda di yogurt, di vasetti di plastica e di imballaggi in cartoncino, di purganti e della quantità di rifiuti, comporta una riduzione della circolazione degli autotreni che li trasportano e, quindi, una maggiore fluidità del traffico stradale e autostradale. Gli altri autoveicoli possono circolare più velocemente e si riducono gli intasamenti. Di conseguenza migliora la qualità della vita. Ma diminuiscono anche i consumi di carburante e si riduce il prodotto interno lordo.

Ciò disturba una quarta volta i ministri delle finanze e dell’ambiente, i sindaci, i presidenti di regione e di provincia per le ragioni già dette.

Ma non è tutto.

La diminuzione dei camion circolanti su strade e autostrade diminuisce statisticamente i rischi d’incidenti. Questo ulteriore miglioramento della qualità della vita indotto dalla sostituzione dello yogurt prodotto industrialmente con yogurt autoprodotto, comporta una ulteriore diminuzione del prodotto interno lordo, facendo diminuire sia le spese ospedaliere, farmaceutiche e mortuarie, sia le spese per le riparazioni degli autoveicoli incidentati e gli acquisti di autoveicoli nuovi in sostituzione di quelli non più riparabili.

Ciò disturba una quinta volta i ministri delle finanze e dell’ambiente, i sindaci, i presidenti di regione e di provincia per le ragioni già dette.

Il Movimento per la Decrescita Felice si propone di promuovere la più ampia sostituzione possibile delle merci prodotte industrialmente ed acquistate nei circuiti commerciali con l’autoproduzione di beni. In questa scelta, che comporta una diminuzione del prodotto interno lordo, individua la possibilità di straordinari miglioramenti della vita individuale e collettiva, delle condizioni ambientali e delle relazioni tra i popoli, gli Stati e le culture.

La sua prospettiva è opposta a quella del cosiddetto «sviluppo sostenibile», che continua a ritenere positivo il meccanismo della crescita economica come fattore di benessere, limitandosi a proporre di correggerlo con l’introduzione di tecnologie meno inquinanti e auspicando una sua estensione, con queste correzioni, ai popoli che non a caso vengono definiti «sottosviluppati».

Nel settore cruciale dell’energia, lo «sviluppo sostenibile», a partire dalla valutazione che le fonti fossili non sono più in grado di sostenere una crescita durevole e una sua estensione a livello planetario, ne propone la sostituzione con fonti alternative. Il Movimento per la Decrescita Felice ritiene invece che questa sostituzione debba avvenire nell’ambito di una riduzione dei consumi energetici, da perseguire sia con l’eliminazione di sprechi, inefficienze e usi impropri, sia con l’eliminazione dei consumi indotti da un’organizzazione economica e produttiva finalizzata alla sostituzione dell’autoproduzione di beni con la produzione e la commercializzazione di merci.

Questa prospettiva comporta che nei paesi industrializzati si riscoprano e si valorizzino stili di vita del passato, irresponsabilmente abbandonati in nome di una malintesa concezione del progresso, mentre invece hanno prospettive di futuro più ampie degli stili di vita moderni che li hanno sostituiti, non solo nei settori tradizionali dei bisogni primari, ma anche in alcuni settori tecnologicamente avanzati e cruciali per il futuro dell’umanità, come quello energetico, dove la maggiore efficienza e il minor impatto ambientale si ottengono con impianti di autoproduzione collegati in rete per scambiare le eccedenze.

Nei paesi lasciati in stato di indigenza dalla rapina delle risorse che sono state necessarie alla crescita economica dei paesi industrializzati, un reale e duraturo miglioramento della qualità della vita non potrà esserci riproducendo il modello dei paesi industrializzati, ma solo con una crescita dei consumi che non comporti una progressiva sostituzione dei beni autoprodotti con merci prodotte industrialmente e acquistate. Una più equa redistribuzione delle risorse a livello mondiale non si potrà avere se la crescita del benessere di questi popoli avverrà sotto la forma crescita del prodotto interno lordo, nemmeno se fosse temperata dai correttivi ecologici dello «sviluppo sostenibile». Che del resto è un lusso perseguibile solo da chi ha già avuto più del necessario da uno sviluppo senza aggettivi. "


Se con questo articolo vi ho invogliato e possede anche una yogurtiera, che magari è non so dove a prendere la polvere, ecco cosa vi serve per 900 gr di yogurt al costo di 1 euro:
1 litro di latte  150 gr. di yogurt bianco non zuccherato
Mescolate lo yogurt al latte, invasate negli appositi contenitori e mettete in funzione la yogurtiera: ci vogliono 12 ore per ottenere un buon yogurt, denso e non troppo aspro che potrete aqromatizzare con quello che più vi piace: io l'adoro con il miele o con un pò di caffè appena fatto...




giovedì 24 gennaio 2013

"Io faccio": Muffin alle carote e mandorle...quando la cucina diventa un'azione "politica"

Ecco una ricettina facile facile per offrire una valida e gustosa alternativa ai prodotti industriali per la colazione: da ottobre non compro più le merendine confezionate, sostituendole con pane e marmellata ambedue fatti in casa o appunto con ciambelle e biscotti "home made". E' un piccolo gesto che però mi rende felice perchè in questo modo posso curare e scegliere l'alimentazione della mia famiglia e incentivare  il "saper fare", che mi rende libera dal dover acquistare: in questo senso esercito una precisa scelta come cittadina, scelgo di non essere solo una consumatrice!
Negli ultimi mesi ho modificato il mio modo di fare la spesa eliminando quasi del tutto i prodotti già pronti ( a parte gli inscatolati come il tonno) a favore delle materie prime, alcune ho la fortuna di riceverle in regalo dai miei genitori, prive di veleni, concimi e antibiotici: frutta, verdura, uova e pollame (sono molto fortunata!). Ecco la ricetta:
 
Muffin alle mandorle e carote
2 uova
200 gr di zucchero
280 gr di farina
70 gr di mandorle macinate in farina
100 gr di olio di mais o girasole
60 gr di latte (va bene anche quello di soia o l'acqua)
1 bustina di lievito per dolci
200 gr di carote grattugiate
 
Potete lavorare tutti gli ingredienti insieme, a mano o con il frullatore, tutto qui, è veramente semplice! Cuocere in forno nei pirottini di carta o in una tortiera da 24 cm di diametro a 180 C° per circa 25/30 minuti.
 
 

lunedì 21 gennaio 2013

Bambini+ torte=compleanno!

Ecco le ultime torte (quelle che mi sono ricordata di fotografare...) preparate per il compleanno di alcuni bambini/e: la base è di pan di spagna, crema chantilly e panna, decorazioni in pasta di zucchero, di cui vi posterò la ricetta: non è difficile!
 


 
Pasta di zucchero
500 gr di zucchero
10 ml di acqua
2 fogli e mezzo di gelatina (colla di pesce)
50 gr di miele
1 noce di burro
 
Mettete ad ammollare in acqua fredda la gelatina, nel frattempo scaldate l'acqua, il burro e il miele (nel microonde o in un pentolino) senza farli bollire, poi scioglietevi la gelatina dopo averla strizzata.Aggiungete questo composto liquido allo zucchero a velo e mescolate con un cucchiaio. Fate riposare l'impasto (che risulterà appiccicoso) fuori frigo avvolto in pellicola trasparente.

domenica 20 gennaio 2013

Quando "Meno è meglio"



Che sia per necessità, come nel caso della mia famiglia, o per virtù, è vero: meno è meglio! Parlo del nostro rapporto con le cose e del consumo di queste. Da un paio di mesi mi sto interessendo al tema della decrescita, "quella felice": tutto è nato quasi per caso, leggendo un post che parlava dell'importanza del saper fare, del trovare tempo per il "saper essere", tempo povero di cose e ricco di incontri con le persone. Mi sono commossa leggendo queste parole ed ho provato un profondo senso di felicità perchè ho capito quale significato dare ad una situazione economica un pò difficile che stiamo attraversando e che riguarda tante persone, alcune molto vicine noi. Si è aperto un mondo fatto di ritmi lenti, di tempo dedicato non al comperare cose nuove ma al riordinare nello spazio ciò che già si ha (troppo...) per fare chiarezza interiore. Quest'anno, dopo averci a lungo riflettuto, abbiamo deciso di non fare regali a Natale, i famosi "pensierini", ma di spendere e regalare il nostro tempo passandolo con chi amiamo: amici e parenti. E' stato un Natale ricco come non mai e dopo tanto tempo mi sono sentita libera e "autentica", non costretta dal "cosa diranno?", "bisogna" e tutti i "devo" che probabilmente mi sono autoimposta.
Ho riscoperto in questi mesi l'amore che sempre ho avuto per l'autoproduzione, termine nuovo concetto antico: fai da te anzichè comperarlo già fatto. Ne guadagna il gusto (tutto è più buono), la salute (è più sano, fresco senza conservanti), l'autostima (so fare!) e il portafoglio (fare da sè, soprattutto in cucina permette di risparmiare).
Anche la qualità del tempo in famiglia ci guadagna: spesso la tv è spenta e passiamo il nostro tempo libero leggendo, cucendo, cucinando, giocando o parlando, dei nostri Uprogetti e sogni per il futuro.
Le difficoltà ci sono... i giorni in cui dici "Ho sbagliato tutto, era meglio se..." a volte fanno capolino, ma piangersi addosso non serve, occorre trovare il modo di vivere pienamente ogni giorno, senza continuare a rimandare la piena felicità al domani, al "quando.avrò...". Vabbè sto diventando pesante, quindi passo all'aspetto pratico del blog: posterò alcune delle ricette faidate che uso quotidianamente e sono alla portata di tutti.
 
Biscotti semplici per la colazione (con ammoniaca) circa 50 biscotti
500 gr di farina 00
200 gr di zucchero
8 gr di ammoniaca per dolci (1/2 busta)
scorza grattugiata di un limone
100 gr di olio di mais o girasole
150 gr di latte
2 uova
granella di zucchero
Impastate con la planetaria e la "foglia" oppure girate a mano con un cucchiaio tutti gli ingredienti in modo da amalgamarli: otterrete un impasto morbido (tipo Nutella) che spremerete su una teglia con carta da forno, con un sac-a-poche senza bocchetta ma semplicemente tagliato (o farete dei mucchietti con un cucchiaio) facendo dei bastoncini lunghi 3-4 cm, ben distanziati tra loro perchè altrimenti si attaccano lievitando in forno.
Cuocere a 160-170 C° per 20 minuti: non temete per l'odore mefitico che sprigionerà l'ammoniaca durante la cottura, poi non si sentirà nulla e i vostri biscotti saranno leggeri!
Titty